Copia di Le oche amiche d’infanzia. Da piccola ho amato perdutamente due libri: il Piccolo Principe di Saint Exupéry e Dialoghi con L’oca Selvatica di Kondrad Lorenz. Mi sentivo vicina al principino biondo per l’ingenua, eccentrica, poetica capacità di rapportarsi al mondo animato e inanimato e quasi parente di Saint Exupéry in quanto figlia di aviatori. Una specie di familiare dal quale i miei genitori dovevano aver per forza ereditato la passione per il volo. Di Kondrad Lorenz invece ho amato la corporatura rassicurante e quel modo di vestirsi che mi era familiare: stivali di gomma, impermeabili e camice a quadroni. Mia mamma si vestiva così nelle giornate piovose, quando entrava in casa con le guance rosse esclamando ” c’è un’aria così frizzantina oggi!” come se fosse la cosa più bella del mondo. Mia mamma ha ancora oggi un’aria così british. Insomma, anche Kondrad, era di famiglia per me, autriaco di nascita , ma british nei modi. Nelle lunghe giornate dell’infanzia (oh, benedetto il tempo dilatato dei bambini!) aprivo il pesante librone e sognavo di farmi seguire da quelle oche dalla bellezza imperiale. Volevo accarezzarle anche io, volevo accoccolarmi con loro. Imparai che le oche sono intelligenti, che sanno riconoscere e amare le persone di casa e che sono diffidenti con gli estranei, che sanno farsi rispettare e che se sono di cattivo umore è meglio tenersi alla larga. Le oche sono anche abitudinarie, instancabili pascolatrici e decisamente curiosissime, in più sono di una bellezza paesaggistica e rara.
Ora che sono cresciuta, quando impegni e frenesia mi fanno dimenticare il valore della lentezza, le oche sono sempre lì a ricordarmi le bellissime interminabili giornate della mia infanzia.